Allarme per la nuova polvere "Sniffy": sembra cocaina, ma ecco cosa succede ai giovani che la usano

Allarme per la nuova polvere "Sniffy": sembra cocaina, ma ecco cosa succede ai giovani che la usano

Scopri il prodotto che fa discutere la Francia: sarà davvero così innocuo?
Il mercato francese è in subbuglio: c'è questo nuovo coso chiamato Sniffy, legalmente venduto ovunque, ma adesso pare che tutti facciano gli occhi grossi riguardo ai suoi effetti collaterali. Che sarà mai? Dalle parti di Francia manco lo sapevano, e ora pare un pandemonio solo perché qualche ragazzino ha deciso che farsi una sniffata di energia sia il nuovo must.

Parliamo di un prodottino tutto legale, mistura di ogni ben di dio tipo caffeina, creatina e altre cose terminate in -ina, + energizzanti venduto che dicono ti tira su di brutto. E non pensare alle brutte cose, eh? È pubblicizzato come un banalissimo integratore alimentare, figurati. Allora perché c'è tutto questo trambusto? Non ti dicono mai che puoi andare al super e inalare la busta del tuo caffè, giusto?

Sniffy fa male? Il governo si interroga

Pare che il prodotto ti dia una scossa di energia in un attimo, con una cannuccetta per portarselo nelle narici. Proprio come quegli intrugli che sono... beh, un po' meno raccomandabili. E un tipo importante, tale Bernard Basset, tutto fumo e niente arrosto di Addictions France, di mestiere fa lo specialista di sanità pubblica e s'è messo lì a dire che questo fa normalizzare l'abuso di energizzanti soprattutto tra i giovani.

E sai la chicca? È in vendita anche dove si vendono sigaretti, figure te i ragazzini a fare la fila? E certo che il Ministero della Salute si è rotto e sta valutando se bloccare la vendita per il bene pubblico. Sembra poi che c'è un'accusa manco troppo velata riguardo ai metodi di vendita un po' loschi, segno che stanno scendendo pesanti sul produttore.

Quando la legge si fa duro, Sniffy fa orecchie da mercante?

Sì, perché Sniffy non è illegale, forse solo un tantino ingannevole, e il bello è che ora tutti vogliono vedere chi ha ragione e chi no. Seguiremo la vicenda mentre certi burocrati cercano di capire se sia meglio informare proprio bene la gente prima di dare il via libera a prodotti come questi, che seppur non illegali, possono essere un tantinello loschi.

Chi è che fa da cavia? I consumatori, ovviamente, più che mai i più giovani, e si cerca di evitare che si buttino nei guai. Ora, sappiamo bene che non si scherza con la salute no? I controlli ci saranno e pare anche giusto che facciano un po' di domande prima di lasciare correre.

Da parte mia, son qui seduto e mi chiedo cosa faranno 'sti poveri francesi e la loro salute. Ogni tanto spunta fuori qualcosa che farebbe girare la testa pure a chi gira i film horror. È evidente, bisogna ragionare prima di sbattere qualcosa in faccia alla gente, soprattutto se poi tira dietro guai seri come una possibile adicca. È il classico esempio dove misurare bene prevenzione e libertà personale non è uno scherzo.

Ciò detto, son proprio curioso di sentire te che contenderesti il posto ai legislatori: che dice, come dovremmo muoverci davanti a robe tipo 'sto Sniffy? Hai qualche strategia fighissima in mente o qualcosa di così fuori dal monde da diventare geniale?

"Chi è causa del suo mal pianga se stesso", ammoniva Leonardo da Vinci, e tale saggezza sembra riecheggiare nel dibattito scaturito dalla comparsa di Sniffy, la polvere bianca legalmente venduta in Francia che ha suscitato una levata di scudi per i suoi effetti energizzanti. È vero, la sostanza non contiene nulla di illegale, ma il suo utilizzo solleva un'importante questione: dove si traccia la linea tra ciò che è legalmente accettabile e ciò che è moralmente e socialmente responsabile?

La presenza di Sniffy sugli scaffali delle tabaccherie, luoghi di vendita legalmente riconosciuti, pone un'interrogativa che va oltre la legalità: è eticamente corretto promuovere e vendere prodotti che, pur non contenendo sostanze vietate, mimano l'uso di droghe pesanti e possono fungere da catalizzatori per comportamenti a rischio?

La responsabilità non cade unicamente sul produttore, ma si estende a tutta la catena di distribuzione e alla società nel suo complesso. È necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga politici, esperti di salute pubblica e operatori del settore per affrontare la problematica in maniera olistica, senza ridurla a una semplice questione di legalità. La salute pubblica e il benessere dei giovani richiedono un dibattito aperto e approfondito, affinché non si pianga domani per le lacrime versate oggi.